domenica 13 novembre 2011

Dead Land Walking

Ed è con lo champagne stappato in piazza e i ringraziamenti a Napolitano che un esecutivo ormai stabilmente nelle mani di organismi internazionali senza alcun rapporto con la democrazia ha fatto passare una legge che nei fatti distrugge alcuni degli ultimissimi argini che la società italiana aveva costruito contro il neoliberismo. L'annullamento del risultato del referendum, fatto inghiottire come una pastiglia di Rohypnol disciolta già nel primo dei nostri calici.

Dell'agenda di Mario Monti si sa già praticamente tutto: svendita dei beni pubblici, liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli. Niente di diverso dalle ricette applicate in Grecia, ma prima ancora nella Russia del golpe di Eltcin, in Cile, in Ecuador e ovunque a questi personaggi siano state lasciate le mani libere. Come nel copione di ogni operazione di shock economy, percorreremo il nostro miglio verde nello stordimento, accecati dalla paura. Qualcuno reagirà, è nell'ordine delle cose, ma la maggior parte delle persone accoglierà con un sospiro di sollievo l'avvento dei nuovi padroni.

Repubblica, con la nonchalance di uno Zelig che sa di fare propria sempre l'immagine del più forte, ha già preso a salmodiare la propaganda del nuovo governo: il gigantesco post-it con cui, a quanto pare, ha intenzione di ricoprire un paese intero.

Nel film La città incantata, c'è una scena che mi ha sempre colpita moltissimo: la bambina protagonista, Chihiro, ha appena visto i suoi genitori puniti da un incantesimo e si ritrova da sola in mezzo a una folla di spiriti che sembra travolgerla. Non solo, ma si accorge anche che il suo corpo sta perdendo consistenza e che è sul punto di scomparire del tutto. Un abitante della città incantata, il maestro Aku, la scorge e le offre una bacca da mangiare. Grazie ad essa Chiriro piange enormi lacrime di paura e torna visibile, pronta ad affrontare il duro lavoro che la aspetta per riconquistare la libertà per sé e per i suoi genitori.

Oggi penso che anche a noi occorrerebbe una di quelle bacche, così potremmo piangere per noi stessi, per i nostri errori, per le nostre incertezze, per la povertà che già viviamo e per quella che ci aspetta. Dopo aver versato le nostre lacrime, potremmo finalmente spogliarci dell'abito funebre che già ci hanno fatto indossare nella certezza di seppellirci, e così ritrovare la nostra voce per parlarci e le nostre braccia per rimboccarci le maniche.

2 commenti:

  1. Errata corrige: mi sono resa conto di aver fatto un minestrone di due diverse scene del film.E dire che l'ho visto quattro volte.

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